Sedici persone sono state arrestate dalla Polizia a Reggio. Tra queste Massimo Labate eletto consigliere comunale
REGGIO CALABRIA. Sono sedici le persone colpite dal provvedimento restrittivo emesso dal giudice delle indagini preliminari Concettina Garreffa distrettuale su richiesta della Dda nell’ambito di un’operazione della polizia di Stato nei confronti di presunti elementi della cosca Libri di Reggio Calabria. Tra le persone arrestate figura anche Massimo Labate, 41 anni, consigliere comunale di An in carica, poliziotto in aspettativa per motivi politici. Il politico, il suo segretario, Vincenzo Pileio (44), ed Alessandro Collu (32), Francesco Giuseppe Quattrone (32), e Filippo Rodà (28) devono rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa; gli altri arrestati sono ritenuti responsabili di “aver organizzato un’associazione per delinquere di tipo mafioso operante nel territorio compreso tra i comuni di Reggio Calabria, Villa San Giovanni, denominata “cosca Libri”. “L’organizzazione - secondo l’accusa - era finalizzata alla commissione di omicidi, estorsioni, al controllo del territorio e delle attività produttive, all’acquisizione in modo diretto o indiretto, alla gestione o, comunque, al controllo di attività economiche, di cessioni, di autorizzazioni, di appalti e servizi pubblici, per acquistare vantaggio o profitti ingiusti”. Il tutto avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento ed omertà che ne deriva. Labate e Pileio, in particolare, sono sospettati di avere, “il primo nella sua veste di consigliere comunale presso il comune di Reggio Calabria, il secondo nella qualità di segretario del primo, contribuito a conservare e rafforzare la cosca Libri”. Quattrone Collu e Rodà avrebbero “con le proprie condotte favorito gli uomini di vertice della cosca, consentendo a questi di ottenere vantaggi occulti ed ingiusti, intestandosi fittiziamente ditte e società riconducibili ai vertici dell’organizzazione”. Gli altri colpiti dal provvedimento sono Pasquale Libri (68), sorvegliato speciale, Giuseppe Libri (49), Antonino Caridi (47), Antonino Sinicropi (38), Bruno Antonino Crucitti (48), Antonio Libri (24), Cristofaro Zimbato (31), Pietro Marra (21), Giovanni Chirico (28). Nel corso dell’attività investigativa della squadra Mobile della questura è stato accertato come i vertici dell’organizzazione avessero istituito una tangente estorsiva pari al 2-3% del valore complessivo di ogni opera o lavoro, tanto di natura pubblica quanto privata, che interessava il territorio di competenza della consorteria. Lo stessa organizzazione imponeva poi le proprie ditte di riferimento, in particolare la Realcementi di Bruno Crucitti. La cosca in questione, fino alla morte è stata gestita dal boss di Cannavò Mico Libri (nella foto in alto a sinistra), al quale sono subentrati il fratello Pasquale Libri ed il genero Antonino Caridi. Le tangenti e la loro spartizione sarebbero state decise durante un summit tra i rappresentanti delle famiglie De Stefano, Tegano, Rosmini e Condello, ai quali, secondo le indagini, avrebbe preso parte il superlatitante Pasquale Condello detto “il supremo”(nella foto a destra). Il Gip ha disposto il sequestro preventivo di alcune imprese: I.T.E.R. e Galatea di Pietro Quattrone, della cooperativa sociale “San Giorgio” e della Realcementi. Un ruolo importante in seno all’organizzazione l’ha ricoperto, fino al suo assassinio, Salvatore Tuscano, autista di Pasquale Libri, il quale “assieme al capo controllava capillarmente il territorio recandosi personalmente sui cantieri per verificare se le ditte avessero pagato le tangenti loro imposto e se si fossero rifornite di cemento dalle imprese affiliate e collegate”.
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